La Cechia

Dobrá rada nad zlato.
Un buon consiglio è meglio dell’oro.

INDICE

  • TRADIZIONI POPOLARI
  • ARTE
  • LINGUA
  • SISTEMA SCUOLASTICO
  • LETTERATURA
  • MUSICA
  • RELIGIONE
  • TEATRO
  • CINEMA





  • TRADIZIONI POPOLARI

    Numerose sono le usanze tradizionali legate alle festività sacre. Legate al periodo natalizio sono le apparizioni di personaggi travestiti che recano i doni, i più caratteristici sono Krištidl, un nano travestito da angelo, e Štědrá Bába, una vecchia signora che ricorda la nostra Befana. Altra occasione prossima al periodo natalizio per ricevere regali è la sera del 5 dicembre, quando il Diavolo e San Niccolò (Čert a Mikuláš) si presentano nelle case per portare doni o castighi ai bambini buoni e a quelli più indisciplinati. Anche la Pasqua resta legata a festeggiamenti pagani per l'arrivo della primavera. In quel giorno infatti manichini di legno, che rappresentano l'inverno concluso, vengono portati in processione fuori dai paesi e annegati, mentre le uova e i ramoscelli verdi con cui si celebra il rito sono l'emblema della buona stagione entrante. Di antica tradizione anche le usanze rituali in occasione del 1° di maggio, con l'esposizione di alberelli fioriti (i máje) davanti alle porte delle fidanzate; e “il rogo delle streghe” (versione locale della “notte di Valpurga”) che prevede l'innalzamento di falò sulle colline in cui vengono bruciate vecchie scope, festeggiando fino all'alba con fuochi d'artificio. In alcune zone della Valacchia e della Moravia nordorientale sono ancora in uso i costumi tradizionali. Sul territorio del Paese si trovano inoltre molti musei all'aperto (skansen) che offrono una ricostruzione di abitazioni tipiche o anche interi villaggi, allestiti con tutti i mobili e le suppellettili tipiche recuperate per l'occasione. Tra i numerosi festival musicali si ricordano la Primavera di Praga (Pražké jaro), festival internazionale che si svolge nella capitale a fine primavera, e il Festival internazionale jazz. Rappresentativa dell'identità culturale ceca è la tradizione del teatro dei burattini e delle marionette, di cui Praga ospita la sede nazionale. Tra i personaggi tradizionali del Paese il più illustre è sicuramente il Golem, un personaggio modellato nel fango e animato con formule magiche che gli ebrei considerano protettore del ghetto e che la cultura popolare vede invece maldestro protagonista di rocambolesche vicende. Dal punto di vista dell'artigianato le produzioni più importanti riguardano la lavorazione del lino e della canapa, l'arte del ricamo, della decorazione di utensili, costumi, mobili, strumenti musicali; la produzione di giocattoli in legno e statuette votive; la confezione di cappelli, scialli e altri accessori legati all'abbigliamento tradizionale. § Per quanto riguarda le tradizioni gastronomiche, la cucina ceca è decisamente mitteleuropea, con abbondanza di carne, soprattutto di maiale, che viene servito in tutte le forme. Tipica in alcune zone la cucina di pesce d'acqua dolce e di selvaggina. Piatto nazionale sono gli knedlíky, gnocchetti di pane, di semolino o di patate, serviti sia con la carne, sia con frutta nel ruolo di dessert. La bevanda nazionale è la birra (pivo), di cui i cechi sono tra i maggiori consumatori al mondo.
    trdizioni ceche

    ARTE

    Nel bellissimo e ricchissimo Museo di Praga sono conservate molte opere d’aerte fondamentali per comprendere questo varietà culturale che caratterizza la Repubblica Ceca.Infatti vi si conservano alcune pregevoli opere di Kupka, un celebre artista legato al movimento dell’Astrattismo.Un altro grande maestro dell’arte ceca è senza dubbio Martinu, che lavorò sia a Parigi che negli Usa, dove riuscì egregiamente ad unire tutti questi influssi nelle sue meravigliose creazioni.Pittori come Alphonse Mucha e František Kupka hanno particolarmente arricchito il panorama artistico della moderna Repubblica Ceca. Espressione della cultura tedesca e di quella ebraica, ma nativi della Repubblica Ceca, sono anche il compositore Gustav Mahler e lo scrittore Franz Kafka.
    arte cechia

    LINGUA

    La lingua nazionale è il ceco (affine allo slovacco), appartenente al gruppo slavo occidentale delle lingue indoeuropee. Viene parlato anche il moravo (lingua di transizione tra il ceco e lo slovacco) e i suoi dialetti, specialmente tra le minoranze tedesche, magiare e rumene.

    SISTEMA SCOLASTICO

    Il sistema scolastico della Repubblica Ceca è articolato in scuola primaria, obbligatoria dai sei ai sedici anni d’età, e scuola secondaria, facoltativa, che oltre allo studio prevede periodi di formazione professionale. L’ateneo più importante è l’Università Carlo di Praga (1348). Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta, nel 1995, era del 99%. La Repubblica Ceca è espressione di una cultura in cui si sono molto bene amalgamate le differenti caratteristiche espressive dei popoli che nel corso dei secoli hanno abitato la regione. Importanti sono state le influenze della cultura ebraica, di quella tedesca e di quella magiara, che hanno fatto di Praga il maggiore centro della cultura europea già durante l’impero austroungarico.

    LETTERATURA

    La letteratura ceca è l'insieme delle opere letterarie che rispondono ad almeno uno dei seguenti tre criteri: -letteratura scritta da membri dell'etnia ceca (fin dal tempo della Grande Moravia), anche laddove usassero altre lingue, come per esempio il latino della Chronica Boëmorum di Cosma Praghese o le prime poesie di Karel Hynek Mácha, scritte in tedesco, o ancora come la produzione in francese di Milan Kundera; -letteratura scritta in lingua ceca anche da autori di altra etnia (come per esempio Slávy Dcera dello slovacco Ján Kollár); -letteratura scritta sul territorio della Repubblica Ceca (compreso le regioni di Boemia, Moravia e Slesia ceca), anche se usando una lingua diversa (come il tedesco di Franz Kafka). Nel campo della letteratura citiamo invece uno degli scrittori èpiù importanti del XX secolo: Frank Kafka, che nacque a Praga nel 1883 e che fu sepolto nel cimitero ebriaco della stessa città nel 1924. In campo letterario figure di spicco del Novecento sono Jaroslav Hašek, Karel Čapek, Václav Havel, attuale presidente della Repubblica e leader del movimento degli intellettuali, e Jaroslav Seifert, poeta a cui è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura nel 1984.

    MUSICA

    In campo musicale grandi sono stati i contributi di compositori famosi come Antonín Dvořák, Bedřich Smetana, Leóš Janáček e Bohuslav Martinu.Le prime testimonianze musicali in Boemia risalgono alla fine del sec. X ca. e riguardano il canto liturgico, nel quale, fin da quel periodo, il ceco coesisteva col latino, come poi anche nei drammi liturgici, di notevole interesse, del sec. XII. Praga era già allora un centro musicale di rilievo e tale rimase nei sec. XIII-XIV, accogliendo celebri Minnesänger e il più significativo rappresentante dell'Ars nova francese, G. de Machault. Una svolta nella vita musicale del Paese fu segnata dal movimento hussita, che portò alla creazione di numerosi canti e inni religiosi in lingua ceca, di intonazione popolare, stimolando con l'efficacia di tale produzione (che durò fino al Settecento) un'analoga fioritura in campo cattolico e luterano. Nella seconda metà del Cinquecento si sviluppò la polifonia ceca, anche sotto l'influsso di musicisti come de Monte, J. Handl, Luyton, che risiedettero a Praga alla corte di Rodolfo II. Il primo compositore ceco di rilievo, Adam Michna da Otradovice, emerse nel sec. XVII, durante il quale si ebbe uno sviluppo della musica strumentale, con un notevole centro a Kromeríž in Moravia. Verso la fine del Seicento e per tutto il Settecento si verificò l'emigrazione dei maggiori musicisti cechi in Francia, in Italia e soprattutto in Austria e Germania; nella civiltà musicale dell'Europa centrale l'apporto dei compositori cechi fu assai significativo, esercitando un grande influsso sulla formazione del classicismo e in particolare di Mozart (e dopo di lui di Schubert). Ricordiamo, fra i molti compositori di questa epoca, H. I. F. von Biber (1644-1704), fondatore della scuola violinistica tedesca; B. M. Černohorský (1684-1742), nella cui produzione, influenzata dalla scuola italiana, ebbe notevole rilievo la musica per organo; l'organista J. Seger (1716-1782), che fu allievo di Černohorský, e l'organista F. X. Brixi (1732-1771), che insieme con la famiglia Benda (attiva soprattutto in Germania) e gli altri compositori cechi che formarono la scuola di Mannheim, soprattutto J. V. Stamitz (1717-1757) e F. X. Richter (1709-1789), affermò il gusto per un linguaggio di grande scorrevolezza melodica, di una cantabilità legata al canto popolare, giocato sul luminoso equilibrio dei pesi sonori, su una trama discorsiva, quasi di conversazione, e su una spiccata sensibilità per il colore strumentale. L'emigrazione dei musicisti cechi, che portò in Austria e Germania anche F. X. Dušek (1731-1799) e il suo allievo L. A. Koželuh (1747-1818), spinse in Italia J. Mysliveček (1737-1781), detto il Venatorini, che si affermò come operista, in Francia l'arpista J. B. Krumpholtz (1742-1790) e A. Reicha (1770-1836). Va ricordato anche J. L. Dussek (1760-1812), acclamato pianista e autore di significative musiche per il suo strumento. Ai primi decenni dell'Ottocento l'emigrazione si arrestò e fino alla metà del secolo scorso non emersero grandi figure: degno di nota è però F. Škroup (1801-1862), autore della prima opera teatrale su un libretto originale ceco. La scuola nazionale ceca raggiunse il momento di massimo splendore con B. Smetana (1824-1884), A. Dvořák (1841-1904) e L. Janáček (1854-1928). L'acquisizione del canto popolare, che in Smetana e Dvořák si innestò su un linguaggio strettamente legato a quello del romanticismo tedesco, divenne in Janáček la componente essenziale dello stile. Allievi di Dvořák furono J. Suk (1874-1935) e V. Novák (1870-1949); tra i musicisti del Novecento spiccano A. Hába (1893-1972), audace e isolato sperimentatore di nuove possibilità linguistiche, E. Suchon (n. 1908) e l'eclettico B. Martinu (1890-1959). Tra i compositori delle successive generazioni (che, accanto alla lezione di Bartók, accolgono le esperienze delle avanguardie europee) sono da menzionare Z. Vostrák (n. 1920), M. Kopelent (n. 1932), L. Kuprovic (n. 1936).

    RELIGIONE

    La religione più diffusa è quella cattolica, praticata da circa il 65% della popolazione. Sono presenti anche comunità di protestanti, di aderenti alla Chiesa cristiana ortodossa orientale e una piccola minoranza di ebrei, concentrati nella città di Praga.
    religione cechia

    TEATRO

    Le origini del teatro ceco sono rintracciabili nei riti e nelle cerimonie delle tribù slave che si insediarono in Boemia e Moravia dopo il sec. V: in elementi che poi confluirono nel teatro religioso medievale, fiorito nei sec. XIII e XIV e arricchito, nella tematica sacra, generalmente in latino, da motivi realistici e satirici in volgare. Lo sviluppo del teatro ceco, ormai bene avviato, fu bloccato nel sec. XV dalla rivoluzione hussita e riprese soltanto nel Cinquecento, nelle forme del teatro dotto, in gran parte in lingua latina, con drammi biblici, drammi storici e con interludi o intermezzi comici. Si affermarono allora un fiorente teatro gesuitico, in ceco, e compagnie professionali che recitavano in tedesco. Dopo la disfatta della Montagna Bianca (1620) rimasero soltanto i gesuiti e le compagnie straniere, mentre il teatro ceco si esprimeva nelle rappresentazioni sacre dei villaggi, ricche di elementi satirici e di protesta sociale e riferibili a un'importante tradizione di teatro popolare, proseguita anche nel sec. XVIII e viva tuttora, con molte opere conservate in repertorio. I primi teatri regolari all'inizio del Settecento erano ancora riservati alle compagnie straniere; soltanto nel 1783 sul palcoscenico del teatro Nostic di Praga cominciarono a recitare occasionalmente attori cechi. Il teatro divenne allora uno degli strumenti per affermare una dignità nazionale attraverso drammi d'ambiente contadino o piccolo-borghese e anche attraverso spettacoli di marionette. Una sala autonoma fu costituita a Praga nel 1862; nel 1881 venne quindi inaugurato il Národní divadlo (Teatro nazionale), ricostruito nel 1883 dopo un incendio. Durante l'età romantica il teatro fiorì per merito di V. K. Klicpera e di J. K. Tyl. Negli anni seguenti la produzione e l'attività teatrali hanno seguito, spesso su posizioni avanzatissime, l'evoluzione della scena contemporanea, con risultati di particolare rilievo negli anni tra le due guerre (quando registi come Burian e Frejka assorbirono e portarono avanti le lezioni delle avanguardie russa e francese) e negli anni Sessanta, che, con il venir meno dell'oppressione dogmatica staliniana e con la graduale maturazione e il rapido sboccio della “primavera di Praga”, sono stati teatralmente anni di arditi esperimenti e di notevoli innovazioni, che hanno avuto vastissima eco anche all'estero (citiamo, fra gli altri, i registi A. Radok, O. Krejca, J. Grossmann e lo scenografo J. Svoboda). Questa situazione è stata peraltro interrotta dall'occupazione militare del 1968 e dal conseguente processo di “normalizzazione”, imposto per un ventennio anche al teatro. Negli anni Settanta solo Svoboda poté continuare il lavoro in patria, mentre la maggior parte dei drammaturghi cechi fu costretta ad espatriare. Allo sviluppo del teatro ceco hanno contribuito maggiormente, nel nostro secolo, J. Hilbert, J. Mahen, F. Langer, J. Voskovec e J. Werich, oltre a K. Čapek e suo fratello Josef. Tra i drammaturghi cechi più originali del Novecento sono considerati M. Kundera, V. Havel, J. Topol, P. Kohout e V. Blažek. Il risveglio della cultura ceca seguito alla svolta democratica del 1989 ha visto protagonista anche il teatro, finalmente affrancato dalle censure del regime. La svolta democratica ha prodotto anche una rivoluzione di contenuti. La ricorrente dissacrazione della macchina burocratica del regime lasciava il posto alla riflessione spesso dolorosa sull'isolamento e l'alienazione dell'individuo. Nei primi anni Novanta alcuni testi cechi hanno trovato notevole diffusione sulle scene internazionali, in particolare l'opera L'affare Makropulos (1922) di K. Capek.

    CINEMA

    Fino al 1993 la produzione cinematografica si è fortemente caratterizzata come cecoslovacca. Dopo lo scioglimento della Federazione il cinema ceco si è imposto immediamente alla ribalta internazionale, in particolar modo con le opere di M. Forman (già vincitore del Premio Oscar nel 1975 e nel 1984 rispettivamente con Qualcuno volò sul nido del cuculo e Amadeus) tra le quali Larry Flint-Oltre lo scandalo (1996), Man on the moon (1999) e con quelle di J.Jires (Il maestro di danza, 1994; Dvojrole, 1999). Nel 1997 Kolja di Jan Svěrák è stato insignito del titolo di miglior film sia al Festival di Cannes sia alla cerimonia degli Oscar.

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