La Bulgaria

A.E.I.O.U.(Federico III d'Asburgo) Austriae Est Imperare Orbi universo

INDICE

  • TRADIZIONI
  • ARTE
  • LETTERATURA
  • DANZA
  • MUSICA
  • CIRCO
  • BANDIERA





  • TRADIZIONI

    Il folclore bulgaro è chiaramente ancorato alle tradizioni contadine, come emerge dalle leggende e dai riti che accompagnavano il ciclo della vita. Danze e canti dominano in questa tradizione, come in genere nel folclore balcanico. Con le nenie tristi che richiamano i fado portoghesi sono molto diffusi i canti epici, dove gli hajduki, banditi-eroi protettori dei deboli, si sono prestati a ispirare i nuovi canti rivoluzionari. Numerose credenze e vari riti, ancora vivi nelle campagne, sia pure soggetti a un progressivo abbandono man mano che anche le zone rurali si uniformano ai modelli culturali importati dall'Europa occidentale, conservano accanto all'ispirazione cristiana forti residui pagani e protoslavi: l'uso dei fuochi festivi (vigilia della Quaresima, San Giovanni, Natale), la tradizione delle frecce fiammeggianti, le fiaccolate. Singolare è la festa dei kukkeri, che sopravvive in Tracia ed è forse di origine greca; si tratta di un rito carnevalesco durante il quale i partecipanti si mascherano indossando casacche di pelle di capra. Fiorente l'artigianato del legno; notevoli anche quelli delle ceramiche, dell'oreficeria, dei tappeti e dei ricami. Il costume popolare era il più ricco e vario tra i costumi balcanici; nel corso del secondo Novecento ha subìto modernizzazioni che ne hanno ridotto l'originario sfarzo di gusto orientale, ed è ormai stato abbandonato quasi dappertutto. È invece scomparso da decenni quello che era il tipico costume bianco maschile, mentre un costume nero viene ancora portato dagli anziani che vivono nelle località rurali più isolate. Tra i costumi femminili resistono, ma limitati a donne di una certa età in distretti rurali, quelli a sukman (con tunica ricamata nera o azzurra) e a saya (dal nome di un altro tipo di tunica che viene indossata su camicia bianca). Anche il fazzoletto da capo femminile (marahmà), bordato di rosso, è ormai portato quasi esclusivamente dalle donne anziane. Tra le attività sportive più seguite (la lotta, il tiro a segno, la pallacanestro) eccellono la caccia e l'ippica (il cavallo è un'antica passione bulgara: ancora si celebra la “giornata del cavallo”).§ Quando siedono attorno a una tavola, i bulgari amano particolarmente gli antipasti (caldi e freddi), che dominano quindi la gastronomia del Paese. Piatti nazionali sono la čorba (una zuppa assai saporita) e il kebapčeta (polpettine di carne tritata alla griglia), ma vengono molto consumati anche la trippa, i crauti, i peperoni, gli spezzatini piccanti di carne e ragù. Tra le specialità bulgare vanno ricordati un salame detto lucanca, molto piccante e stagionato, e la kavarmà, un piatto di carne di maiale o pollo con peperoni, funghi, cipolla e uova. Molto apprezzate tra le verdure sono le melanzane, i peperoni e le cipolle: il caviale di melanzane o kyopolu è un piatto tipico che le unisce tutte e tre. I dolci più diffusi sono di origine turca (locum, halva), così come lo yogurt, ormai internazionale, ma straordinariamente apprezzato proprio in Bulgaria. Le bevande più gustate sono la rakia (acquavite), la slivova (acquavite di prugne) e il famoso liquore di rose.
    tradizioni bulgare

    ARTE

    Le costruzioni paleocristiane (basilica a cupole di Santa Sofia a Sofia, fortificazioni di Hissar) mostrano affinità con l'architettura della Siria e dell'Asia Minore. Durante il primo periodo dello Stato bulgaro indipendente, elementi tardoromani e bizantini locali si mescolano con influenze iraniche sassanidi portate dai conquistatori, particolarmente evidenti nel periodo più antico, che va dal sec. VIII al IX (resti del grande palazzo di Pliska, la prima capitale bulgara; grande rilievo rupestre del cavaliere di Madara che uccide un leone, del sec. IX, affine alle sculture rupestri di Naqsh-i-Rustam e Taq-i-Bostan in Persia; vasi d'argento del tesoro detto di Attila, della seconda metà del sec. IX, rinvenuto a Nagy-Szent Miklós in Ungheria ma di origine bulgara, ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna). Con la cristianizzazione (863) e la fusione delle due componenti etniche slava e bulgara operata da Boris I e dal figlio Simeone (893-927), emerge l'elemento slavo (tesoro di Madara al Museo Archeologico di Sofia; sculture di Stara Zagora, di Nova Zagora e del palazzo fatto erigere dallo zar Simeone nella nuova capitale Preslav), mentre si accentua l'influenza bizantina, riconoscibile nei reperti di alcune grandi basiliche a Preslav, Aboba, Prespa ecc. La decorazione interna di queste basiliche, a piastrelle di terracotta invetriata con disegni formanti una sorta di grande mosaico, di cui si sono conservati resti a Preslav, Patleina, Touzlalaka, mostra l'influenza bizantina nelle figure e islamica abbaside negli elementi decorativi geometrici e vegetali; la tecnica stessa è tipicamente orientale. Ma con la conquista da parte di Bisanzio e poi durante il secondo impero bulgaro (1186-1393), la Bulgaria diventa una regione dell'arte bizantina. Vengono erette piccole chiese a una navata voltata con o senza cupola, oppure cruciformi con cupola del classico tipo bizantino; tipicamente bulgare sono le chiese a due piani (Bačkovo; Bojana presso Sofia; chiesa del re Ivan Asen presso Stanimaka, sec. XIII). Le testimonianze più importanti appartengono però alla pittura, che in questo periodo ha un enorme sviluppo. Gli affreschi del monastero di Bačkovo (fondato nel 1083 da Gregorio Pakourianos, uno dei generali dell'occupazione bizantina) rappresentano uno dei pochi esempi rimasti di pittura monumentale bizantina del periodo di transizione tra la dinastia macedone e quella comnena. Durante il secondo impero bulgaro, i pittori di Tirnovo ripetono in forme locali i modelli costantinopolitani (chiesa della Trapesitza o dei 40 Martiri; affreschi di Berende, sec. XIII, e di Zemene, 1360), mentre gli altissimi affreschi di Bojana (1259) sono forse opera di un artista di Costantinopoli emigrato in seguito alla IV Crociata. Al periodo della rinascita bizantina dei Paleologhi (sec. XIV) risalgono le pitture rupestri di Ivanovo sul Lom, gli affreschi di San Giorgio a Sofia, della torre del monastero di Rila e della chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo di Tirnovo. La dominazione turca porta la regione all'isolamento culturale e alla stasi artistica, lasciando però alcune significative testimonianze di architettura ottomana (a Sofia, a Šumen, a Samokov e, soprattutto, a Plovdiv). L'arte postbizantina, strettamente legata ai modelli del Monte Áthos, si perpetua stancamente fino al sec. XVIII in monasteri e in piccole chiese di montagna, decorate con icone, iconostasi di legno scolpito e affreschi (Bobochévo, 1488; Drajalevtzi, 1497; Poganovo, 1500; Krémikovitzi, 1593; Arnabassi, sec. XVIII ecc.). Nel campo dell'urbanistica, numerose città di tipo turco vengono fondate nel corso dei sec. XVII e XVIII (Vratra, sec. XVII; Etropole, 1712; Berkoviza e Rasgrad, 1764; Slatiza, 1777; Drjanovo, 1778 ecc.). Alla fine del Settecento e nell'Ottocento si ha una rinascita nazionale con la formazione di numerose scuole locali e la ripresa cosciente della tradizione cristiana. Con l'iconografo Zachari Zograf (1810-1853) inizia la pittura bulgara moderna. Tuttavia soltanto dopo la liberazione dal dominio turco si ha una rapida e profonda occidentalizzazione in tutte le forme artistiche, man mano che la cultura bulgara si libera della diffidenza di origine islamica verso la rappresentazione figurativa. Tuttavia, la chiusura intellettuale del regime socialista e la sua predilezione per una figurazione accademica e ispirata ai canoni retorici del realismo, non permise all'arte bulgara di raggiungere un'elaborazione tematica o stilistica analoga a quella dell'arte europea contemporanea. Non a caso, il principale artista bulgaro del Novecento è Christo (n. 1935), oriundo di Gavrovo ma da decenni trasferitosi negli Stati Uniti, noto per un'elaborazione personale delle suggestioni della land art. Nel corso del passato regime le principali città della Bulgaria hanno assunto un aspetto del tutto moderno, secondo uno stile architettonico ibrido in cui il gigantismo statale di stampo sovietico cerca tuttavia di rispettare alcuni caratteri nazionali. L'arte popolare, assai fiorente nei secoli passati, è ancora viva nella produzione di tappeti, ricami e filigrane, la cui produzione, dopo qualche decennio di standardizzazione socialista, sta riscoprendo i valori di un artigianato di qualità, sia pure destinato al turismo.
    arte bulgara

    LETTERATURA

    La letteratura bulgara è la più antica tra le letterature slave. Giocò un ruolo decisivo per la nascita e la crescita delle altre letterature slave. Nella sua lunga storia, dalla metà del IX secolo fino ai giorni nostri, conobbe momenti di slancio, forza creativa e gloria e momenti tragici, che rallentarono il suo sviluppo per lunghi periodi. Ancora nei primi secoli la letteratura bulgara conobbe due momenti di fioritura (nel periodo tra il X e l'XI secolo e nel XIV secolo) e per due volte dovette prendere atto delle conseguenze nefaste di un giogo straniero. Particolarmente pesante fu la caduta della Bulgaria sotto il giogo ottomano (alla fine del XIV secolo), quando vennero distrutti i focolari culturali, i monumenti e i libri, vennero perseguitati gli scrittori e molti di essi furono costretti a fuggire nei paesi slavi vicini.

    DANZA

    La danza vanta origini antichissime collegate alle feste rituali con elementi di derivazione tracia e bizantina: citiamo le danze della Tracia, quelle per la festa di san Giorgio, la ručenica e il chorò ('horò), considerato la danza nazionale bulgara, allegra, veloce e cadenzata ritmicamente con il semplice accompagnamento del canto corale. Tra gli organismi che si sono adoperati per lo sviluppo e la diffusione dell'immenso patrimonio folcloristico della nazione (oltre diversi complessi di artisti dilettanti un tempo pagati dallo Stato socialista), citiamo il complesso folcloristico della Repubblica di Bulgaria “Filip Kutev”, con sede a Sofia, creato nel 1951 da Kutev con la coreografa Margarita Dikova, ora diretto da Stefan Dragostinov (primi coreografi Gjordan Yanakiev e Todor Karpcianski); il complesso di Stato di danze e canti popolari “Pirin”, con sede a Blagojvgrad, fondato nel 1954 e diretto da Kiril Stefanov (primo coreografo Kiril Apostolov). La storia del balletto è recente. Una vera e propria compagnia di balletto, annessa al Teatro Nazionale di Sofia, fu fondata nella capitale da Anastas Petrov solo nel 1927 e da lui diretta fino al 1961. Petrov produsse per il complesso bulgaro sue versioni di alcuni classici del repertorio tradizionale e djagileviano, nonché alcuni balletti di soggetto bulgaro. Dopo la seconda guerra mondiale maestri, coreografi e balletti sovietici hanno particolarmente influenzato – e insieme sostenuto – lo sviluppo coreutico del Paese. A partire dal 1951 alla compagnia è stata affiancata una Scuola Coreografica di Stato. Negli ultimi anni del Novecento, dopo la dissoluzione dello Stato socialista, anche il balletto di repertorio classico ha attraversato una crisi di finanziamenti e di pubblico, dalla quale si sta lentamente riprendendo; è recente anche l'introduzione nelle compagnie di danza della Bulgaria di un repertorio più affine alla ricerca contemporanea internazionale.
    danza bulgara

    MUSICA

    La musica bulgara presenta un'antica e interessante tradizione popolare: accanto alle danze, di eccezionale ricchezza ritmica, vi sono canti, dove gli elementi nazionali si fondono con quelli bizantini e turchi, anche di argomento epico-storico, caratterizzati dall'uso dei modi antichi, da abbellimenti e intervalli insoliti e da un periodare asimmetrico. La tradizione del canto sacro si lega a quella del canto bizantino; importata da Bisanzio nel sec. IX, fiorisce soprattutto nei sec. XIII-XIV (G. Cucuzeli è bulgaro) e al tempo dell'invasione turca (1393) si disperde verso la Russia meridionale. Nel sec. XIX il canto tardo-greco sostituisce quello autoctono bulgaro (che presentava sostanziali affinità con quello della Chiesa russa). La complessa polifonia bulgara è stata recentemente riscoperta dalla etnomusicologia europea, che ha reso famose sulla scena internazionale alcune corali femminili. Di musica colta si può parlare solo a partire dalla fine del sec. XIX: la prima scuola musicale di Sofia fu fondata nel 1904. I primi musicisti bulgari si formarono all'estero, come E. Manolov (1860-1902), che studiò a Mosca, o come D. Christov (1875-1941), che fu allievo di Dvořák. Il creatore dell'opera bulgara fu G. Atanasov (1882-1931), allievo di P. Mascagni, che ricercò una sintesi tra il linguaggio europeo del suo tempo e la tradizione popolare bulgara. In questa direzione si mossero dopo di lui diversi compositori, tra cui P. Vladigherov, considerato il maggior musicista bulgaro contemporaneo. In Bulgaria, come in tutti i Paesi balcanici nei decenni successivi alla disgregazione della ex Iugoslavia e del blocco socialista, il fenomeno musicale è la commistione tra ritmi e sonorità della musica tradizionale, spesso di ispirazione turca o tzigana, e le cadenze del pop e del rock occidentale. Se in Serbia questo mélange ha assunto i caratteri della musica novokomponovana prima e dell'aggressivo turbo-folk poi, in Bulgaria prevale la cosiddetta chalga, musicalmente una versione pop, piuttosto edulcorata, della musica etnica, ma caratterizzata da testi volgari e fantasiosamente demenziali; per questi suoi caratteri di espressione minoritaria la chalga è piuttosto malvista dall'establishment nazionalista.

    CIRCO

    Il primo circo bulgaro fu fondato nel 1897 dal clown e domatore P. Panajotov; mentre la prima scuola di artisti del circo si formò nel circo viaggiante di L. Dobrič. Il circo stabile di Sofia accoglie oggi il meglio dell'attività circense, statalizzata dopo la Liberazione e tuttora molto praticata e seguita dal pubblico anche dopo la dissoluzione dello Stato socialista.

    BANDIERA

    La bandiera bulgara consiste di tre bande orizzontali di uguali dimensioni. I colori sono, dall'alto: bianco, verde e rosso. Fino al 1990 nella banda bianca, sul lato dell'asta, era presente l'emblema nazionale, ora rimosso: consisteva di un leone rampante circondato da una corona di frumento, con sopra una stella rossa a cinque punte e sotto un nastro con le date 681 (fondazione del Primo impero bulgaro) e 1944 (insurrezione di Sofia, la capitale, contro l'occupante tedesco e costituzione della repubblica socialista).
    Legge sulla bandiera

    Secondo la legge sul sigillo e sulla bandiera nazionale della Repubblica di Bulgaria, promulgata il 24 aprile 1998[1]: «c.1. la bandiera nazionale della Repubblica di Bulgaria è un simbolo nazionale che esprime l'indipendenza e la sovranità dello stato bulgaro. c.2. La bandiera nazionale della Repubblica di Bulgaria è tricolore: bianco, verde e rosso, dall'alto al basso, disposti orizzontalmente. Nel fissare verticalmente la bandiera nazionale a un supporto, questa, i colori devono essere disposti da sinistra a destra, bianco, verde, rosso, rispetto a chi osserva la bandiera. c.3. La bandiera nazionale è di forma rettangolare i campi dei singoli colori devono essere di dimensioni uguali e devono essere disposti orizzontalmente nel rettangolo.»

    Lo stemma della bandiera

    Lo stemma della Bulgaria (in bulgaro: Герб на България, Gerb na Bălgarija) consiste di un leone rampante dorato e coronato sopra uno scudo rosso scuro; sopra lo scudo è raffigurata la storica corona bulgara. Lo scudo è sorretto da due leoni rampanti dorati e coronati; sotto lo scudo vi è una terrazza a forma di rami di quercia e una banda bianca che riporta il motto nazionale Съединението прави силата (Săedinenieto pravi silata) - L'unione fa la forza. È stato adottato ufficialmente il 4 agosto 1997.

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